Come ogni anno nella chiesa di Corona (vero piccolo gioiello del barocco friulano) il Club ha ricordato il 5 novembre i soci scomparsi . Celebrante Don Boscarol con forte partecipazione emotiva di tutti la liturgia in ricordo dei defunti ha permesso di riflettere sul ricordo dei cari amici rotariani scomparsi. Guidati dalle parole del sacerdote e concentrati, grazie anche alla finale preghiera del rotariano letta dal Presidente, sui valori di servizio,amicizia e altruismo che questi soci ci hanno trasmesso sono stati ricordati Giuseppe Erriquez, Ennio Demitri, Antonio Lotti , Bruno Candusso e Riccardo Zupancich. Persone di cui conserviamo nel cuore l’immagine di uomini e rotariani con cui abbiamo fatto un tratto della nostra vita.Un tratto importante. Accumunando poi anche il ricordo di Bruna, Ornella l’intimo clima cretosi ancora una volta in queste occasioni ha permesso di sentirsi veramente in famiglia. Dove al dolore delle perdite subentra una reciproca e pacata gioiosa emozione per la condivisione dei bei ricordi , gli unici a rimanere. E’ in questo spirito che il Presidente Sergio ha voluto svolgere la successiva riunione di Club . Nella quale ha ricordato per ciascuno dei soci mancati il profilo umano, professionale e rotariano. Si trattava di ben quattro soci fondatori di cui tre presidenti: tutti delineati con affettuose parole spesso con originali particolari di ricordi personali. Ed il brindisi fatto è parso un gesto di giusta conferma della coesistenza della loro presenza spirituale con la nostra attività terrena , che continua sulla stessa linea comune. In chiusura Il Presidente ha voluto – a sottolineare in fondo il tema universale della serata – leggere un breve frammento scritto dal teologo cristiano luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer e tratto da”Da Resistenza e Resa “ che raccoglie gli ultimi pensieri di uno dei protagonisti della resistenza al nazismo, prima di essere ucciso nel campo di concentramento Flossenbürg nell’aprile 1945: “Non c’è nulla che possa sostituire l’assenza di una persona a noi cara. Non c’è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare. Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l’un l’altro per suo mezzo. E’ falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso. Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza. Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.”
Piero Taccheo