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L’uso della Realtà Virtuale in psicologia

Che il nostro socio Rudi Vittori sia eclettico, non lo scopriamo oggi.

Come sportivo è stato un alpinista al top assoluto, poi l’abbiamo visto nella veste di triatleta e di nuotatore per le lunghe distanze (Stretto di Messina, Grado – Barbana etc.). Nel frattempo ha conseguito tre lauree e ha superato l’esame di Stato entrando a far parte dell’Ordine degli Psicologi.

Ovviamente anche in questo campo ha cercato l’innovazione e giovedì 16 giugno ce ne ha dato un saggio, facendoci provare ed intuire le enormi potenzialità che può avere la realtà virtuale nella terapia delle fobie più comuni.

Dopo una breve spiegazione sulle varie parti del cervello e le loro funzioni, si è concentrato sul cervello rettiliano, quello che sovrintende alle nostre reazioni involontarie, definite “fight-or-flight”, combatti o fuggi.

La dimostrazione non poteva essere più convincente. Indossata la maschera per la realtà virtuale ci ha fatto salire con l’ascensore al 46° piano di un grattacielo e, una volta aperta la porta, ci siamo trovati davanti il vuoto, salvo uno strettissimo trampolino di legno che permetteva, ai più arditi, di camminare in bilico e sporgersi nel vuoto.

Bene, pochi si son fidati della ragione, che ci avrebbe dovuto far pensare che potevamo tranquillamente camminare nel vuoto senza che succedesse niente, ma si sono fatti tutti sopraffare dalle reazioni di autoprotezione del cervello rettiliano, facendo pochi passi sul trampolino e rientrando velocemente nell’ascensore virtuale.

Con questo metodo si possono far provare e pian piano superare le paure più recondite di ogni persona, semplicemente riproducendo l’oggetto della fobia in un ambiente tridimensionale a 360°.