Al Caminetto del 16 febbraio abbiamo avuto come relatore l’architetto Franco Bocchieri del R.C. Udine nord, già Sovrintendente beni culturali della nostra Regione. Alla fine della interessante serata molti di noi andavano incuriositi alla memoria dei propri nonni e bisnonni trovando qualche Ildegarda, Adalgisa e tra le zie qualche Berta, mentre tra i lontani cugini spuntava qualche Ermanno, Sigismondo, e tra le amiche di cui la nonna parlava qualche Teodolina, Rosalinda. Già, bastarono due secoli (568-774) perché alla fine della loro migrazione dalla Germania all’ Italia (passando proprio dalle nostre parti) questo popolo latinizzato, cristianizzato come ariano, acculturato alle bellezze del passato romano, abbandonati miti e dei nordici non solo si trovò bene e lasciò una cultura propria di evoluzione romana e centroeuropea. In architettura il tiburio ottagonale, nelle arti letterarie Paolo Diacono, nella scultura con la predilezione per le rappresentazioni zoomorfe e il disegno geometrico, nell’oreficeria con le famose crocette in foglia d’oro, nell’affresco dando una robusta fusione fra la esaltazione dell’immagine di tipo nordico e la prospettiva complessa delle scene ampie d’insieme di tipo meridionale Ma si integrò nella società e nella popolazione della Penisola (pochi i territori rimasti fuori dal Regno) tanto da lasciare a 1200 anni ed oltre più influenza socio-culturale dei successivi Franchi,Normanni, Svevi,Germani. A fronte di questo percorso temporale e fisico del popolo longobardorum Bocchieri ha introdotto la novità del suo racconto. Si chiama “ Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)” un sito seriale italiano inserito dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 2011. La serie comprende sette località in cui sono custoditi beni artistico-monumentali dell’epoca longobarda. Si tratta di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda, la cui candidatura era stata avviata nel marzo 2008. Nuova tenenza questa dell’Unesco che dopo aver introdotto anche l’ambiente naturale e socioculturale come bene da salvaguardare con l’ambita attribuzione dell’UNESCO ( si parla della zona transfrontaliera del Collio e del carso ) ha adottato una definizione a “percorso” che prende in fila molti luoghi legati ad un valore prezioso per l’umanità. Con ciò permettendo (sollecitando) l’inserimento di altri siti di uguale valenza e vocazione storico-culturale. Se per questo dei Longobardi capofila è Cividale ( e si finisce a Monte s. Angelo passando per Brescia, Genova , Castelserpio, Spoleto, Campelo sul Clitunno, Benevento) per un progetto che si sta sviluppando ( le fortezze veneziane) capofila sarà Bergamo e passerà per Peschiera, Palmanova, Gradisca , Zara fino a Cattatro e probabilmente a Cipro ( se Greci e Turchi si metteranno d’accordo). Infatti le ripercussioni economiche che un sito che acquisisce il prestigioso riconoscimento sono dimostrate. E dove circola il danaro arriva la politica. E quindi le scelte dei siti cominciano ad avvenire con la bilancia dell’ “ importanza “ del paese non solo del bene tutelato (In Italia che ha il 60% del patrimonio culturale del modo ci sono 57 siti e si tenta ad acquisirne di nuovi mentre è più facile che vadano in Cina -50- , negli Stati Uniti-23- , in Australia-19- etc). Ma ben congegnato è il meccanismo (complesso) di procedura scientifica di esame delle candidature (max 1 per paese), di approvazione subordinatamente ad un buon piano di gestione e di monitoraggio dei siti con ispettori rigorosamente non del paese in esame (Bocchieri è ispettore dell’ICOMOS, l’organo appunto deputato al controllo) e con il potere di istruire anche la proposta di revoca dell’attribuzione. Venezia oggi è sotto inchiesta per la nota questione delle navi da crociere incombenti su S.Marco. Ma recentemente è stata revocata la qualifica alla Vallata dell’Elba a Dresda ( per un vicenda di volontà popolare che ha preferito un percorso urbano di circonvallazione impattante ambientalmente ad uno periferico, salvaguardante il paesaggio urbano lungo l’Elba). Bocchieri s’è soffermato a spiegare natura e finalità di questo ente internazionale che raggruppa oltre 7.000 esperti, l’ICOMOS, dedicato agli studi per disciplinare le modalità con cui condurre interventi di conservazione e restauro di monumenti e manufatti architettonici e di siti storici e archeologici secondo gli standard della Carta di Venezia del 1964. Magna Carta della salvaguardia del patrimonio monumentale per il bene delle generazioni presenti e future essa è diretto sviluppo della Carta di Atene del 1934 che con la situazione di totale disastro successiva al 1945 e la conseguente necessità di una ricostruzione immediata, portò a una rivalutazione dei principi del restauro scientifico, delle teorie caute ed equilibrate incentrate sul minimo intervento e sull’aggiunta neutra. Con l’esaltazione del magnifico patrimonio longobardo di Cividale , il suo museo su tutto, la serata s’è conclusa con i soci soddisfatti di aver “rinfrescato” un pezzo di storia dell’arte e di aver toccato con mano quanto la cultura possa essere motore dello sviluppo economico non meno di quello intellettuale .