Quanto Freud ascoltava la musica di Wagner ? Questa la domanda che alcuni di noi si sono posti alla fine della dottissima e affascinante conferenza di Roberto Magris (socio del Club di Trieste, già nostro socio fondatore ed oggi Assistente del Governatore) tenuta il 23 giugno al Club.
L’approfondita disamina della complessa musica del Maestro tedesco, della sua impostazione mitologica e drammatica, della straordinaria capacità di costruirla per infiniti “temi” o motivi ricorrenti ma sempre con piccole modifiche, della sua unicità con i testi composti dallo stesso Wagner e quindi con i suoi personaggi dal coraggio assoluto, dal cammino predestinato nelle varie storie operistiche spesso articolate per saghe, ma affrontato con una costante ricerca di se stessi o di ideali nascosti, non percepiti, introspettivi,ruotanti attorno al proprio passato ed al rapporto con le figure femminili di madre,amante, sorella, tutta questa stringata descrizione dell’artista e della sua musica hanno portato ad una unica chiave di lettura. L’approccio al suo mondo onirico così perfettamente descritto e l’introspezione dei personaggi era di tipo psicoanalitico. Quarant’anni prima di Sigmund Freud la “follia musicale” di Wagner altro non sarebbe che quella ‘logica’ che Freud avrebbe scoperto più tardi. E Nietzsche potrebbe esserne il suggeritore. Dalla Tetralogia alla psicoanalisi, dunque, e non dalla psicoanalisi alla Tetralogia. Affrontare la musica wagneriana significa innanzitutto confrontarsi con il mondo degli affetti che questa musica comunica. Il leitmotiv, in particolare, da tecnica compositiva e conoscitiva, diventa mezzo espressivo di una situazione psicodinamica e vero motore dell’opera di un autore che è da considerare un anticipatore di Freud. Lo spazio lineare della narrazione wagneriana (come lo spazio della coscienza in Freud) è uno spazio di relazioni tra individui, costantemente immerso o sospeso in una matrice affettiva inconscia. Il leitmotiv sottolinea questi legami esercitando una funzione di attrazione nell’ascoltatore , dandoli un filo continuo di comprensione : esso poi intreccia associazioni (per analogia o per contrasto) con altri temi nuovi o variati che rimandano ad altre situazioni affettive. Molti gli esempi fatti da Magris. Tra tutti il fatto che sia unanimemente riconosciuto che il 2° atto del Parsifal e il 3° atto del Sigfrido abbiano inciso sullo sviluppo della psicoanalisi da parte di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, quando Parsifal e Sigfrido credono di scorgere rispettivamente in Kundry e Brunnhilde la loro madre.Si dice che Freud amava definirsi totalmente privo di sensibilità musicale, giustificando la propria incapacità di apprezzare la musica con una scarsa predisposizione fisiologica e, soprattutto, con la difficoltà a utilizzare per la musica un approccio razionalistico o analitico. Dopo questa conferenza c’è da dubitarne.
Piero Taccheo