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La cucina medioevale in Friuli

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L’ avvocato del Torre durante l’appassionata conferenza

“Pavone servito con tutte le sue piume e che butta fuori foco pel becco” oppure “Cappone servito vivo, ossia spiumato, cosparso di miele e pangrattato, tramortito quel tanto che basta a farlo risvegliare e fuggire tra lo stupore generale, non appena viene portato in tavola”

Ricette come queste sembrerebbero ambientate nelle ricche tavole dell’Italia rinascimentale o nella Spagna di Carlo V, ed invece sono solo un esempio di ciò che avveniva nelle centinaia di castelli e dimore patrizie che in epoca tardo medievale costellavano il Friuli, terra per troppo tempo dipinta come luogo di miserie, di devastazioni, di emigrazione e soprattutto di fame.

Di cucina medioevale in Friuli, ha parlato l’Avvocato Carlo del Torre, vicedelegato dell’Accademia Italiana della Cucina, delegazione di Gorizia, nel corso della serata dedicata, appunto alla riscoperta della cucina medioevale che si è tenuta giovedì 7 febbraio, presso l’Hotel Felcaro di Cormons.

Il relatore ha parlato di Ricette contenute anche nel primo libro in assoluto stampato in Friuli, nel 1480 proprio a Cividale, il De honesta voluptate et valetudine” contenente tra l’altro, la traduzione in latino del ricettario di Martino da Como, cuoco del Patriarca di Aquileia.

Quindi…Non solo frico ed aghe brusate, ma appunto anche pavoni, ravioli ripieni di carne, da cucinare “per il tempo de due paternostri” in brodo di cappone reso giallo dallo zafferano, prosciutti cotti secondo il metodo poi divenuto tradizionale in regione, pasticci di anguille e rombi, ed addirittura caviale e bottarghe. Queste ed altre ricette sono contenute in questo libro che alla fine dell’era medievale e poco prima che la scoperta dell’America portasse, gradualmente, nuovi prodotti sulle mense dell’Europa, costituisce prova concreta di stili e tenori di vita ben diversi da quelli che di solito vengono accostati al Friuli di quei tempi.

Una serata particolare, per scoprire una parte sconosciuta ai più di storia del nostro territorio, vissuta attraverso una delle caratteristiche particolari di un popolo: la sua cucina.