Giovedì 13 novembre l’Avv. Paolo Panontin, Assessore Regionale agli Enti Locali ed alla Protezione Civile, ha tenuto una conversazione sul tema del riordino degli Enti Locali.
L’ Assessore Panontin, ha esordito ricordando come fosse compito programmatico della Giunta quello di portare avanti una riforma vera, profonda della nostra architettura istituzionale. Dobbiamo adeguare il disegno dei Comuni, degli enti di area vasta, della stessa Regione, sulle esigenze di una realtà geografica, economica, sociale e culturale profondamente mutata, anche solo rispetto a pochi decenni fa, provando a immaginare cosa succederà nel futuro, come evolverà la società in cui viviamo, quali esigenze saranno prioritarie. Non possiamo pensare di operare una riforma di questa portata guardando al passato e alle sue rigidità, al rispetto di confini e identità che sono continuamente attraversati, rimessi in gioco, rinegoziati e spesso superati. Alcune resistenze sono anche comprensibili, come nel caso dei presidenti di Provincia che difendono l’ente che presiedono, anche se talvolta dai toni estremi e demagogici in certe argomentazioni. Altre volte mi sembra invece che le resistenze siano frutto della paura di cambiare. Non possiamo più permetterci il lusso di avere queste paure e, fatte salve tutte le cautele, gli approfondimenti e aggiustamenti necessari, dobbiamo scegliere di agire per riformare le istituzioni. Il superamento delle province non è ancora stato completamente attuato. All’interno del quadro d’insieme nazionale quello che abbiamo fatto in FVG all’inizio di quest’anno – e sostanzialmente quello che sta facendo ora il governo – è stato di intervenire su due binari: approvare una legge elettorale provinciale che, di fatto, trasforma le Province in enti di secondo livello (non più a elezione diretta), senza eliminarle, per evitare di andare a eleggere nuovi consigli provinciali e quindi prolungare di altri 5 anni l’applicazione della riforma vera e propria, e contestualmente presentare in Parlamento una norma che cambia il nostro statuto regionale, eliminandone definitivamente il termine ‘provincia’. Questo tipo di legge ha bisogno di una doppia lettura in Parlamento con voto qualificato e quindi necessita di tempi più lunghi e di un’attenzione politica che si spera verrà riservataa lla Regione , vista la sintonia d’intenti con le riforme nazionali. Questi due provvedimenti rappresentano la “porta d’entrata” al più ampio riassetto complessivo dell’architettura istituzionale regionale, che la Presidente Serracchiani aveva già annunciato in campagna elettorale, fondata su due pilastri fondamentali: la Regione e il Comune. Una riforma provinciale o regionale non è scindibile da quella che coinvolge il fitto reticolo comunale. Il Comune è una realtà amministrativa “vicina” al cittadino, ma che, al tempo stesso, deve assicurare i servizi territoriali necessari, evitare la frammentazione e il campanilismo, incidendo significativamente sulla moltiplicazione delle competenze. Uno dei problemi più grandi che abbiamo rispetto agli attuali Comuni è che non soddisfano il principio di adeguatezza. Perché troppo piccoli o piccolissimi : essi affrontano difficoltà quasi insormontabili nel tentativo di offrire servizi adeguati ai cittadini e spesso non ce la fanno. “Piccolo non è più bello”. Non ci possono essere ovunque le competenze giuste per gestire problemi che sono oramai quasi nella totalità sovracomunali. Quegli antichi confini comunali sono il prodotto di una storia e di una geografia urbana durata una lunga serie di secoli, da Napoleone in poi . Ma oggi è conclusa. I nuovi problemi che si propongono alla città diffusa, esigono soluzioni che, ad esempio, non possono sottostare al veto di un Comune rispetto all’interesse di una molteplicità di Comuni. Non è più accettabile, ha aggiunto l’avv. Panontin, una visione campanilistica che blocca, per gli interessi di un singolo Comune, interventi essenziali per un’intera area vasta. Pertanto abbiamo recentemente approvato una norma importante, quella che agevola i processi di fusione tra due o più comuni piccoli . Il futuro sarà di superare la dimensione comunale micro, quella sotto i 1000 abitanti, per arrivare a una soglia minima di 3-5.000 abitanti per comune. Questo intervento normativo rappresenta un passo necessario per accompagnare il vero cuore della riforma delle autonomie locali, su cui stiamo lavorando con certosina pazienza in queste settimane in Commissione e presto in Consiglio , ossia l’individuazione delle modalità, dimensioni, forme di governo delle aggregazioni di comuni per la formazione di enti di area vasta (federazioni di comuni, distretti, mandamenti o come vorremo chiamarli), sostanzialmente delle unioni amministrative a guida politica dei sindaci , che gestiranno assieme molte funzioni ora attribuite ai singolo comune o alle Province. Saranno unioni volontarie decise dai Consigli Comunali, con però un forte incentivo economico , sostanzialmente premiando (30% dei trasferimenti) il decisionismo. Lo Statuto delle Unioni dei Comuni sarà approvato dai singoli Consigli, con però facoltà di potere sostitutivo commissariale della Regione. Il percorso della riforma procede quindi nella V Commissione consiliare. Dopo la chiusura della discussione generale la conferenza dei capigruppo ha concordato uno slittamento per l’esame del testo in aula; si comincia lunedì 24 novembre e si chiude il 26 (a oltranza), ritenendo opportuno offrire ai consiglieri, soprattutto della minoranza, più tempo per discutere e approfondire alcuni aspetti della riforma in V Commissione. Iniziato l’esame del testo con il voto sull’articolato s’è proceduto speditamente con parecchie decine di articoli L’Assessore si è augurato che l’ atteggiamento dialogante fin qui registrato possa continuare . La calendarizzazione del processo di riforma porterebbe alla primavera 2015 per il regime d’applicazione, sempreché l’abolizione delle Provincie arrivi prima. Soddisfazione dei soci per la chiarezza della esposizione con numerose domande all’Assessore anche in relazione ai compiti ed efficienza della Protezione Civile in questi difficili momenti meteorologici . Con promessa di ospitare il Club in una visita alle strutture di quest’ultima a Palmanova.