Giovedì 13 giugno, in socio Roberto Sponza, a porto S.Rocco (luogo d’elezione per una tale illustrazione), ci ha parlato dell’America’s Cup. Si tratta del più famoso trofeo nello sport della vela, nonché il più antico trofeo sportivo del mondo per cui si compete tuttora. Si tratta di una serie di match race, ovvero tra soli due yacht che gareggiano uno contro l’altro. Le due imbarcazioni appartengono a due Yacht Club differenti, una rappresentante lo yacht club che detiene la coppa e l’altra uno yacht club sfidante.
Dall’ edizione 1995 la coppa, una “brutta” brocca d’argento,è stata assegnata al vincitore di un incontro al meglio di nove regate. Per molti anni invece la regata era a sfida unica.
La competizione ebbe origine il 22 agosto 1851 quando il Royal Yacht Squadron britannico con 14 imbarcazioni sfidò il New York Yacht Club, che decise di partecipare con lo schooner America in un percorso attorno all’Isola di Wight. America vinse con 8 minuti di distacco sulla seconda barca, la britannica Aurora, aggiudicandosi la coppa che era stata messa in palio per celebrare la prima esposizione universale di Londra. Interessante è un aneddoto ove la regina Vittoria, saputo della vittoria di America, avrebbe chiesto quale barca fosse giunta seconda, sentendosi rispondere “There is no second, your Majesty”.
Dopo questo duro colpo a quella che veniva percepita come l’invincibile potenza marina del Regno Unito, una serie di “sindacati” britannici cercarono di rivincere la coppa. Il New York Yacht Club riuscì però a rimanere imbattuto per 25 sfide nell’arco di 132 anni, la più lunga serie vincente nella storia dello sport. Uno degli sfidanti più famosi e determinati fu il Barone del Tè (di origine irlandese ma scozzese per nascita), Sir Thomas Lipton, che organizzò cinque sfide tra il 1899 e il 1930, tutte con yacht chiamati Shamrock. Uno dei motivi di Lipton per portare così tante sfide fu la pubblicità che queste generavano per la sua compagnia. Gli yacht di quell’era erano enormi per gli standard moderni, e con poche restrizioni sulla progettazione. Dal 1930 al 1937 le regate furono disputati con le imbarcazioni della cosiddetta J-Class.
L’edizione 2010 della competizione è stata vinta dall’imbarcazione statunitense BMW Oracle Racing che ha avuto la meglio sul defender svizzero Alinghi con un risultato di 2 a 0.
Da allora c’è stata una rivoluzione. La ricerca disperata di velocità e prestazioni ha sviluppato dapprima tecnologie per le vele ora costruite in pezzo unico su stampi e poi tipologie del tutto nuove di barche: i catamarani, storicamente noti dapprima nei paesi del Pacifico (come imbarcazioni a bilanciere) poi nei tempi moderni introdotti nello sport della vela e nelle competizioni.
Ma ora per la coppa America i progettisti hanno superato ogni immaginazione con gli “AC 72” dei veri mostri di tecnologia così nuovi da essere costruiti come prototipi fino a pochi giorni prima delle regate. Con una “protezione” dallo spionaggio industriale massima e con soluzioni purtroppo così avanzate e così poco testate da provocare, con vento forte, ribaltamenti ed incidenti anche gravissimi.
L’uomo non conosce limiti e la coppa America lo dimostra. Così come la ricerca del primato di velocità per uno scafo a vela (si fa per dire perché ormai siamo a vele rigide come alettoni d’aereo).
Oggi il primato con 64 nodi (!!) è di questo strano oggetto detto Vestas Sailrocket che, come le auto-razzo sui laghi saltati, va in un solo senso sulla superficie piatta piatta di un lago della Namibia sollevato dall’acqua in cui pesca solo con una pinna!
Piero Taccheo