
Venerdì 9 luglio, dopo una lunga malattia, Guido Palma ci ha lasciato.
Socio fondatore, fu il primo segretario del Club e, a ricordo di altri fondatori, svolse il compito in maniera a dir poco originale.
Al momento della fondazione, i soci erano 25 e quasi nessuno conosceva gli altri. Sin dalle prime riunioni preparatorie, prima della consegna della carta costitutiva del Club, Guido telefonava a tutti gli altri 24 esordendo con un entusiastico “Caro amico, sono Guido!” aggiungendo una battuta o un versetto per convincerli a partecipare all’incontro.
Durante l’incontro scattava tante fotografie che faceva stampare e regalava la volta dopo a tutti quelli che erano stati ritratti. Nessuno sa dire quanto gli sia costato di pellicole e stampe, ma lui era così. Alla fine di ogni serata leggeva i versi che aveva scritto nel frattempo su un tovagliolo o su un pezzo di carta qualsiasi così, di getto. Erano versi che lodavano o prendevano in giro il relatore di turno, sempre con intelligenza e senso della misura.
È stato per gran parte merito suo sei il Club è riuscito a far amalgamare in pochissimo tempo i soci fondatori e dare vita a questo sodalizio che ancora oggi ha nell’amicizia vera il suo punto di forza.
Una delle sue più stupefacenti doti è sempre stata quella di mettere in versi tutto quello che gli accadeva attorno e, finché era direttore dell’ACI di Gorizia, era conosciuto come “il Vesacciere”, arguto toscanaccio che fustigava soprattutto certe ipocrisie locali, ma che non disdegnava nemmeno di criticare, sempre con intelligenza ed estrema ironia, i lati meno nobili dei rotariani.
Trasferitosi a Roma alla fine degli anni ‘90, ha deciso di rinverdire le imprese del Pasquino, la più celebre statua parlante di Roma, divenuta figura caratteristica della città fra il secolo XVI ed il XIX.

Ai piedi della statua, ma più spesso al collo, si appendevano nottetempo fogli contenenti satira in versi diretta a pungere anonimamente i personaggi pubblici più importanti, papi compresi. Erano le cosiddette “pasquinate”, dalle quali emergeva, non senza un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere.
Guido, persona di estrema cultura, ha rispolverato questa figura ed ha cominciato a riappendere le “pasquinate” alla statua, sempre nell’anonimato, ma commentando puntualmente, fino agli ultimi giorni di vita, la vita politica del Bel Paese.
Dal momento del suo trasferimento a Roma, è stato nominato socio onorario del Club, ma ha sempre mantenuto, con grande affetto, i contatti con i soci e ha puntualmente accompagnato la vita del Club con i suoi versi che, nell’era dei social, arrivavano ai soci attraverso Whatsapp.
Ci mancherai Guido