Giovedì 31 gennaio, presso il Ristorante “Ai Campi”, Il dott. Vittorio Vogna ha tenuto una conferenza dal titolo “I Balcani questi sconosciuti, pro e contro”.
È curioso che i cosiddetti “Balcani” siano rimasti per secoli letteralmente sconosciuti all’Europa occidentale.
Lo stesso nome trae origine da una errata concezione geografica perdurata per più di duemila anni. I greci divisero il Mondo in un Sud civile e un Nord barbaro. Questa divisione era anche fisica. Il Sud era separato e protetto da una catena montuosa che si estendeva da Est verso Ovest. Parti conosciute di questa Catena Mundi erano considerate i Pirenei, le Alpi e l’Hæmus, gli attuali monti Balcani.Nel Medioevo questo errore fu presto corretto per quel che riguarda l’Europa occidentale ma perdurò a Oriente. Quindi, nella Penisola balcanica l’Hæmus originava dal mare Nero e si congiungeva da qualche parte in Istria con le Alpi. Inoltre, le opere dei geografi greci e romani, quali Erodoto, Strabone, Polibio, Pomponio Mela, Plinio e Tolomeo, furono stampate a più riprese dal XVI secolo in poi. Le informazioni contenute furono considerate autorevoli e veritiere, senza che nessuno avesse controllato questi dati. Ad esempio, Plinio affermava che l’Hæmus era alto seimila piedi e che dalla sua sommità fosse possibile vedere sia il mare Nero sia l’Adriatico, il che dimostra anche la scarsa cognizione dell’effettiva larghezza della penisola; infatti, gli antichi la immaginavano molto più stretta.
Nonostante nei secoli la conoscenza della parte Nord della Penisola Balcanica divenisse più completa, i rilievi geografici generali dell’Europa più precisi e noti, i nomi classici sostituiti da una “nomenclatura” moderna o nazionale, si continuò a disegnare la Catena Mundi sulle carte geografiche. Così fu fino a circa il 1870, anche se già dall’inizio del XIX secolo ci si accorse che la “Catena” non esisteva e che era attraversata da vallate tra le quali la notevole depressione Morava-Vardar.
Non solo. Il numero delle popolazioni che abitano questa penisola è ben maggiore di quelli generalmente conosciuti.
Altri fattori di confusione sono l’incertezza in merito ai confini a Nord e il rifiuto di molti popoli che vi abitano a considerarsi “balcanici”, un appellativo che giustamente ritengono dispregiativo.
Il corso storico della regione è stato separato, a volte parallelo a quello dell’Europa occidentale e la “nostra” influenza non è stata sempre benefica. Per oltre un secolo la penisola Balcanica è stata considerata mera terra di conquista da parte di molti Stati occidentali.
Una terra travagliata quindi, che vede in una Europa unita la possibilità di redenzione e pacificazione. Tutto questo però dovrebbe passare attraverso il raggiungimento di alcuni obiettivi:
- Subordinazione delle aspirazioni nazionali a equilibri più ampi, regionali ed europei;
- Riconciliazione con la propria Storia;
- Approfondimento dell’autocoscienza della propria specificità e specifica personalità, ma non con i criteri del XIX o del XX secolo;
- Mettere in risalto la straordinaria ricchezza umana di cui sono depositari.
Ma anche noi non possiamo fare a meno dei Balcani. Una Europa senza albanesi, bulgari, croati, greci, macedoni, montenegrini, romeni, serbi, sloveni e turchi non sarebbe concepibile e in più ne risulterebbe impoverita.